L’apprendimento collaborativo prevede che gli individui lavorino e interagiscano per conseguire l’obiettivo comune dell’acquisizione della conoscenza. In un contesto collaborativo, la conoscenza individuale è il risultato di un processo di gruppo e non del classico setting gerarchico docente/discente.
Siamo abituati a lavorare a compartimenti stagni. Così, per esempio, chi si occupa di accessibilità digitale conosce poco o nulla di quella urbana. Ho contattato Stefania dopo aver scoperto il suo libro, “Città inclusiva e senza limiti. Progettare luoghi per le persone nella società contemporanea”, chiedendole la disponibilità per una breve intervista, eccola!
The natural ecosystem for inclusion is a workplace in which people’s well-being and company profit are not contradictory. Purpose-driven companies are the agents for this evolutionary leap and sociocracy empowers people involving them in all the company’s decisions.
In Italia, ammettiamolo, sono tutti designer digitali, dal salumiere al Presidente della Repubblica. È come se il nostro paese fosse un esperimento su scala nazionale dell’Effetto Dunning-Kruger. Se, poi, proponi a una di queste meraviglie del darwinismo sociale di uscire dall’ufficio per osservare le persone, di fare un po’ di ricerca sul campo insomma, la risposta è di non rompere le balle, ché loro sanno cosa vuole il cliente, mica te, che sei un fighetto. E, poi, il time to market dove lo metti? Su ché abbiamo fetta! È a quel punto che al designer vengono in mente posti esotici in cui metterlo. Il time to market intendo.
Da sempre, esiste una mitologia attorno a LinkedIn secondo la quale sarebbe un social network in cui si deve parlare solo di cose serissime con un tono professionale, ché altrimenti son guai e le aziende poi mica ti assumono. Queste aziende choosy che son sempre lì a sgomitare per assumere proprio te. Birichine.
Nel mondo digitale, quando si parla di inclusive design e salute, generalmente ci si riferisce alla disabilità e alle tecniche di accessibilità digitale. In realtà la tecnologia potrebbe aiutare anche chi ha una patologia cronica. In questa intervista Gianfabio ci racconta come.