While it’s good to have this discussion on a wider scale, the stats and incidents regarding unemployment among women, femicide, homophobia, transphobia and the resistance towards DDL Zan shows us how far we really are to even claim that Italy’s making progress in gender inclusion.
«Italiani brava gente», si diceva dopo la seconda guerra mondiale. Un mito ovviamente. Non siamo per nulla brava gente, perlomeno non più di altri popoli. Il tema del razzismo in Italia è ampiamente sottovalutato, se non rimosso. C’è ancora in molti l’illusione che sia un problema altrui. Eppure basta studiare la nostra storia coloniale o pensare a come l’immigrazione sia stata gestita negli ultimi due decenni per avere qualche dubbio.
Questo è un manifesto dimesso, mi accontento della decenza. Un manifesto umile, quindi, che non ha alcuna pretesa di solennità rivoluzionaria. Anzi, figurati che la base è il costruttivismo, roba vecchia. Ma tant’è la formazione aziendale, ammettiamolo, fa così schifo che anche uno ignorante come me può provare a dire la sua.
È illusorio pensare che i tratti distintivi della personalità, le credenze e tutto ciò che determina l’identità di una persona siano immutabili, delle costanti nel tempo. Non ha alcun senso. Per accorgersene basta pensare a sé stessi in diverse fasi della vita. Quante stupidaggini abbiamo fatto, e detto? Bisogna provare a sospendere il giudizio ogni volta che è giusto farlo.
Nel discorso sull’inclusione non si parla quasi mai delle persone che hanno commesso un errore più o meno grave durante la loro vita e dello stigma che ne deriva.
Stamattina sono andato fare il test per il Covid-19. Sono entrato in contatto con una persona che è risultata positiva e, sebbene io non abbia sintomi, ritengo sia saggio farlo. Ho scelto una struttura privata per procedere velocemente ma anche perché non voglio contribuire all’intasamento del SSN.