Ormai circa trent’anni fa, da studente, guadagnavo qualche soldo lavorando per alcuni enti di formazione, in particolare occupandomi di formare giovani disabili cognitivi. Ricordo come mi sforzassi ingenuamente di ottenere da alcuni di loro un livello di autonomia su determinati aspetti della vita quotidiana che era superiore alle loro possibilità.
Se un algoritmo analizzasse il mio profilo, si incepperebbe. Mi scarterebbe immediatamente. Lo stesso vale per un selezionatore junior alla prima scrematura dei curricula. Io stesso, probabilmente, non mi assumerei.
L’azienda contemporanea, quando è disfunzionale, è uno degli habitat migliori per incontrare l’inautenticità praticata in ogni relazione.