Copertina del libro People Matter di Marco Bertoni

L’insostenibile leggerezza dei refusi

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L’uscita del mio libro è stata (ed è ancora) burrascosa. Il motivo principale è, secondo me, il rapporto tra gli editori indipendenti e Amazon. Pare che, alla data in cui scrivo questo post, il libro sia nuovamente preordinabile, ma la questione sta diventando imbarazzante. Per questo ho deciso di pubblicare una serie di articoli che raccontano i contenuti del libro, questa volta però voglio parlare dei refusi.

Io sono un perfezionista. E non lo considero un difetto. Essere perfezionisti significa tendere all’eccellenza, questo non significa ignorare il fatto che la perfezione assoluta è pressoché impossibile e che gli errori sono una componente naturale dell’essere umani. Significa dare sempre il massimo delle proprie capacità e perseguire la più alta qualità in ogni cosa che si fa.

A chi non è chiaro il concetto, suggerisco di ascoltare fino infondo le parole di Enzo Mari sulla creatività:

Questa premessa per dire che ho scovato qualche errore. Una persona sciatta, l’opposto di un perfezionista, se ne fregherebbe. Ma io, l’ho detto, non sono così. Per cui te li voglio raccontare, anche un po’ per esorcizzarli.

  • A pag. 71 la frase: «[…] ho incontrato strutture altamente patologiche sia dal punto di vista delle relazioni sia dal punto di vista di valori e della leadership». L’errore è evidente: “di” deve diventare “dei”. Oppure si può eliminare “della” e la frase potrebbe essere accettabile come: «[…] dal punto di vista di valori e leadership». Una mia svista, insomma, che mi da un fastidio enorme.
  • A pag. 140 mancano due virgole: «[…] se non trovi la soluzione a un problema di accessibilità o se le WCAG non sono abbastanza chiare per te puoi leggere gli innumerevoli articoli tecnici […]», deve diventare: «[…] se non trovi la soluzione a un problema di accessibilità, o se le WCAG non sono abbastanza chiare per te, puoi leggere gli innumerevoli articoli tecnici […]».
  • A pag. 274 c’è un errore di impaginazione particolarmente grave e bizzarro: al posto della frase «sistema 2» è stato stampato un codice misterioso: t65. Ignora quel codice.
  • Infine sparsi per il libro ci sono altri errori di impaginazione non presenti nel mio manoscritto, qualche corsivo che, nel passaggio dal manoscritto al libro, è diventato misteriosamente regular, molti a capo forzati sbagliati (dovuti alla scelta editoriale, che io non condivido, di usare un allineamento a bandiera per il testo), disallineamenti di righe, parentesi quadre diventate tonde, ecc. Questa categoria di errori non inficia la comprensione del testo, ma, come puoi immaginare, mi fa ribollire il sangue.

Quando facevo il design director i colleghi scherzavano sulla mia capacità di individuare disallineamenti di 1px semplicemente passando a distanza davanti a uno schermo. Il che, per un astigmatico, con due cheratoconi e la sindrome di Adie è una facoltà quasi sovrannaturale. L’epopea dell’impaginazione di questo libro deve essere una sorta di contrappasso, è l’universo che mi manda un segnale. Ma se non si aspira alla perfezione, a cosa si dovrebbe aspirare?

Ti sfido a trovare altri refusi! … Lo so, è una scusa puerile per spingerti a comprare il libro.